Alternanza Scuola-Lavoro: la parola agli studenti

Un laboratorio studentesco di Filologia collaborativa

Il Percorso per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento, precedentemente Alternanza scuola Lavoro, è un passaggio fondamentale nel percorso di studio di ogni ragazzo perché permette di applicare in modo pratico e concreto le conoscenze acquisite. Abbiamo iniziato questo percorso durante il terzo anno del liceo e abbiamo trovato questa esperienza perfettamente in linea con il nostro piano di studi. Abbiamo avuto come partner l’Istituto di Linguistica Computazionale “A. Zampolli” del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ILC), il Laboratorio di Antropologia del Mondo Antico (LAMA) e il Corso di Laurea in Informatica Umanistica dell’Università di Pisa, nonché il Venice Centre of Digital and Public Humanities (VeDPH) dell’Università Ca’ Foscari Venezia. Il tutor esterno è stato il dottor Federico Boschetti, responsabile del Laboratorio di Filologia Collaborativa del CNR-ILC e il tutor interno è stata la professoressa Marilena Crucitti, docente di greco del nostro Liceo. Il progetto, nominato Euporia, prevedeva un lavoro di analisi, annotazione e traduzione di un testo greco, i primi 210 versi dei Persiani di Eschilo, corrispondenti alla parodos e all’incipit del primo episodio, effettuato attraverso l’utilizzo delle tecnologie informatiche. È proprio questa una delle caratteristiche più interessanti della nostra esperienza: abbiamo visto come due mondi apparentemente molto lontani tra loro, il mondo classico e quello contemporaneo, possono unirsi in un progetto estremamente utile. Inserendo la dettagliata analisi del testo su una piattaforma informatica, come Euporia, messa a punto dal dott. Boschetti, il nostro lavoro potrà essere utile anche per studenti futuri. Abbiamo spesso detto, scherzando fra noi, che la nostra aspirazione era crare un piccolo κτῆμα ἐς αἰεὶ (... o almeno per qualche tempo...).

Quando abbiamo iniziato, il lavoro di traduzione che avremmo dovuto svolgere ci sembrava molto simile a quanto facevamo giornalmente per le versioni assegnate per casa o per le verifiche in classe, ma già dopo l’analisi di pochi versi abbiamo compreso che le traduzioni scolastiche, se così possiamo definirle, sono soltanto la punta dell’iceberg. Procedendo infatti con la traduzione, ci siamo soffermati ad analizzare il testo parola per parola, scoprendo quanto in realtà un semplice nome o aggettivo potesse raccontare. Basti pensare al lungo catalogo degli eroi presente nella parodos, dove ogni nome non identifica soltanto un uomo, ma descrive anche le sue abilità, la sua discendenza, il suo carattere. Nel contesto dei nomi parlanti spiccano, inoltre, i numerosi composti omerici presenti nel testo. Essi vengono affiancati a nomi di persone, di città o di popoli e ne delineano le caratteristiche più intriganti. Uno dei composti omerici più frequente all’interno del testo è l’aggettivo πολυχρύσος, formato dalle parole πολύς e χρυσός, che significa “dal molto oro” e viene utilizzato da Eschilo per descrivere il popolo persiano. Questo aggettivo non trasmette soltanto l’immagine di un regno all’insegna della grandezza e della maestosità, ma richiama anche la leggenda secondo cui i Persiani discendono da Perseo, generato da una pioggia d’oro voluta da Zeus. Inoltre, il fatto che sia ripetuto più volte nella tragedia permette ad Eschilo di creare un’atmosfera aurea e solenne che richiama quegli stessi colori che arricchiscono le immagini delle liriche di Pindaro. Un’altra particolarità è la forte presenza di composti omerici formati dal sostantivo τόξον, che accentua il diverso tipo di combattimento dei due popoli: i Greci utilizzavano la lancia, mentre i Persiani le frecce. Questo composto non indica soltanto la differenza del tipo di combattimento, ma anche la distanza ideologica tra i due popoli, opposti per costumi ed usanze.

L’analisi delle figure retoriche e la traduzione

L’analisi delle figure retoriche effettuata sul testo durante il progetto ci ha portato, giorno dopo giorno, a diventare più veloci nell’individuazione; questa abilità si è rivelata utile anche nell’analisi dei testi delle altre letterature oggetto dei nostri studi. Le figure retoriche consentono all’autore una maggiore profondità di significati che devono essere individuati prima della traduzione. Ad esempio al verso 6, ἄναξ Ξέρξης βασιλεὺς Δαρειογενὴ, la prevalenza di un suono duro come la ξ fa intendere la distanza degli eroi persiani partiti per la guerra; al verso 154, ὦ βαθυζώνων, la ripetizione del suono ω indica lo stupore del coro per l’entrata della regina Atossa. Al verso 144 l’allitterazione del σ indica il bisbiglio del Consiglio dei persiani, intento a prendere una decisione.

Abbiamo notato dunque come una parola, in alcuni casi anche una sola lettera, racchiuda un significato enorme e proprio questa è stata per noi la causa della difficoltà nella traduzione. Un termine della lingua greca, così sintetico visivamente ma così esplicativo per il suo significato, difficilmente trova un’unica soluzione di traduzione nella lingua italiana e cogliere la giusta sfumatura non risulta del tutto immediato. La traduzione effettuata per questo progetto non può essere paragonata alla semplice traduzione di una versione, ma è un lavoro molto più minuzioso e dettagliato, perché abbiamo cercato di cogliere il significato più adatto per ogni termine, effettuando un vero e proprio lavoro di squadra, che ci ha permesso di confrontarci e unire le diverse opinioni riguardo il significato di un termine o di una metafora nel testo greco per giungere ad una traduzione precisa ed elegante.

La traduzione di Giuseppe Fraccaroli

Uno degli aspetti del nostro lavoro è stato il confronto fra una traduzione esistente e il testo greco. La traduzione scelta per la comparazione è quella di Giuseppe Fraccaroli, filologo e grecista italiano nato nel 1949 e morto nel 1918. Tale traduzione è stata un importante punto di riflessione per noi che per la prima volta ci siamo accinti a tradurre una tragedia greca, ma abbiamo anche cercato di rendere la tragedia leggibile ed interpretabile nel XXI secolo. Come sembra di capire da un documento manoscritto conservato all’archivio storico dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico (INDA), ci sono due edizioni della traduzione di Fraccaroli. Quella da noi utilizzata è la seconda edizione risalente al 1872.

Fraccaroli fu un uomo dal temperamento vivace, al centro di accese polemiche che riguardarono il senso e il metodo degli studi filologici. A cavallo fra il XIX e il XX secolo il mondo accademico si divise fra due scuole, quella dei filologi e quella degli antifilologi. Fraccaroli, massimo esponente della corrente anti-filologica, approfondì lo studio degli autori greci con una minore attenzione agli aspetti tecnici (metrica, lingua, critica testuale), ma con lo sguardo rivolto ai valori estetici dell’opera. Oggetto di studio del professore furono principalmente i dialoghi platonici e il poeta Pindaro. Questo approccio ai classici mise Fraccaroli in diretto conflitto con la scuola fiorentina, capeggiata da Girolamo Vitelli, che faceva del rigore del metodo scientifico tedesco il proprio punto di riferimento concentrandosi maggiormente sugli aspetti tecnici. Negli stessi anni anche Ettore Romagnoli aveva avviato una critica contro la filologia, aderendo alla scuola di Fraccaroli. In seguito, negli anni Dieci e Venti del Novecento, in un clima di crescente nazionalismo, l’anti-filologia di Fraccaroli riscosse vasti consensi. L’antigermanesimo divenne un punto fondamentale degli attacchi alla scienza filologica e i seguaci italiani del metodo tedesco furono considerati, di conseguenza, anti italiani. Possiamo, dunque, vedere come la filologia sia stata in diverse occasioni anche strumento politico. La traduzione di Fraccaroli dei Persiani di Eschilo fu bersaglio di critiche, anche da parte di Vitelli come apprendiamo dalla già citata lettera del 1913 dell’archivio storico dell’INDA. Secondo Vitelli la traduzione di Fraccaroli che voleva riprodurre fedelmente il testo greco non era adatta alla scena e risultava in alcuni punti addirittura ridicola. Negli incontri tenuti a scuola con il prof. Enrico Medda e la prof.ssa Monica Centanni, insigni grecisti che hanno tradotto più volte i tragici greci per la scena, è emerso che una traduzione è profondamente legata a un momento storico e a un’occasione; da qui la necessità di rinnovare costantemente le traduzioni dei testi classici.

La filologia nell’era digitale: l’evoluzione degli strumenti filologici

Se fino a venti anni fa l’informatica era considerata solo in un’ottica prettamente professionale e tecnica, oggi è diventata una parte fondamentale della nostra vita, una parte della nostra realtà, intessuta con il nostro quotidiano; oggi nessuno di noi (“nativi digitali” e non) potrebbe resistere un solo minuto senza il proprio smartphone, esso è diventato il punto di riferimento per la maggior parte delle nostre attività quotidiane.

La rivoluzione digitale, che ha investito ogni aspetto della nostra società, non poteva non coinvolgere anche le discipline classiche.

Dal periodo ellenistico in poi, la scienza filologica ha proseguito il suo percorso evolutivo essenzialmente con metodologie molto simili facendo essenzialmente affidamento su un numero sempre maggiore di testi originali e edizioni critiche in formato papiraceo o cartaceo.

Con l’avvento della tecnologia informatica c’è stata una vera e propria rivoluzione metodologica in ambito filologico. L’aspetto più evidente di questa trasformazione è rappresentato dal trasferimento in formato digitale, di un’impressionante quantità di corpora presenti nelle biblioteche di tutto il mondo, acquisiti tramite un sistema di riconoscimento ottico dei caratteri (OCR: Optical Character Recognition) che trasforma un testo precedentemente sottoposto a scansione in un file digitale editabile. Si sono così formati i più antichi corpora digitali, il Thesaurus Linguae Graecae e Perseus Digital Library, che sono solo una minuscola parte dell’enorme mole di materiali e siti a disposizione degli studiosi del nostro tempo. Fra questi troviamo Euporia, la piattaforma web creata dal dott. Federico Boschetti e dal suo staff per facilitare la collaborazione a distanza tra il Liceo Gargallo e l’Istituto di Linguistica Computazionale (CNR-ILC). La classe ha svolto anche la funzione di tester fornendo dei feed-back volti a migliorare l’interazione con il programma e a sistemare la parte grafica.

Da Euporia a Himeros

Il termine greco εὐπορία ha la stessa radice del verbo greco εὐπορέω, avere risorse, essere in gradο, e può essere tradotto come facilità, scorrimento fluido, vantaggio e, nello specifico, accessibilità. Lo scopo del programma ideato dal dott. Boschetti è, infatti, quello di rendere accessibile a tutti il testo grazie all’uso degli strumenti informatici. Potremmo dire che il programma è nato dall’idea di libertà unita al rigore formale.

Questo però non deve assolutamente far pensare che il lavoro sia stato sempre semplice e fluido; si parla, infatti, di semplificazione non banalizzazione. Si è trattato di un vero e proprio lavoro filologico, articolato in più momenti che ci ha permesso di ampliare il nostro orizzonte e il nostro bagaglio culturale.

Come funziona la piattaforma Euporia? In seguito all’accesso e all’inserimento delle credenziali il programma si presenta diviso in due colonne, nella prima troviamo due parti fisse, il testo greco nell’edizione critica di Gottfried Hermann e la traduzione di Giuseppe Fraccaroli, acquisite tramite OCR, e una parte editabile, la traduzione elaborata da noi studenti; la seconda colonna, completamente editabile, rappresenta lo spazio per inserire i commenti facendo riferimento ai testi della prima colonna tramite un sistema di abbinamento alfanumerico tra le parole o i versi e le note associate.


Euporia Editor

Nello specifico l’inserimento dell’annotazione consiste nel riferimento alla porzione di testo continua o discontinua che deve essere copiata e incollata all’interno delle parentesi quadre fra le due maniculae, cioè fra le due manine (ad es.: ☛ [Ἑλλάδ’ ἐς αἶαν] ☚). All’interno delle parentesi quadre possono essere inseriti manualmente i numeri di verso (ad es.: ☛ [2 Ἑλλάδ’ ἐς αἶαν] ☚). Per omettere parti testo altrimenti troppo lunghe, possono essere inseriti puntini e barre che indicano divisione in versi (ad es.: ☛ [1 ΤάδεμὲνΠερσῶν... / 7 χώρας ἐφορεύειν. ] ☚) o trattini bassi che indicano porzioni di testo discontinue (ad es.: ☛ [10 κακόμαντις _ / 11 θυμὸς ] ☚, per fare riferimento alle sole parole κακόμαντις e θυμὸς e non a tutta la sequenza di parole che va da κακόμαντις a θυμὸς.

In seguito si procede al tipo di annotazione: subito dopo la parentesi si inserisce un hashtag (ad es.: #FR: per “figura retorica”, #MT: per “metrica”, OL: per “osservazione libera”.

Dopo ciò segue il contenuto dell’annotazione (ad es.:☛ [2 Ἑλλάδ’ ἐς αἶαν] #OL: impossibile rendere nella traduzione la forza di questa anastrofe ☚).

Si procede, infine, al salvataggio del commento. Per salvare il commento è necessario prima di premere il pulsante “Salva”, posizionare il cursore dopo l’ ultima manina con l’indice rivolto verso sinistra. Quando si preme “Salva”, infatti, oltre a registrare il contenuto della cella, viene creata, nella posizione del cursore, una nuova sequenza di caratteri (☛ [] ☚) per l’inserimento del prossimo commento. Se si fa un errore in questa fase, è necessario tornare indietro con Ctrl+Z. Si comprende, dunque, che il lavoro richiede pazienza e precisione e presuppone uno studio attento del testo per procedere all’analisi, alla traduzione ed infine al caricamento dei dati. Il lavoro finale è quello visibile sul sito web, strutturato diversamente rispetto alla piattaforma Euporia. In basso a destra infatti sono state inserite le nostre annotazioni relative al testo greco invece in alto a sinistra troviamo quattro archivi attraverso cui si accede rispettivamente alle figure retoriche, ai composti omerici e alle entità nominate.


Euporia Web

L’aspetto collaborativo e cooperativo del progetto

La Filologia dell’era digitale ha la necessità di essere collaborativa e cooperativa allo stesso tempo. La collaborazione prevede che un team di ricerca coordini i propri sforzi per la realizzazione di un prodotto finale ed ottimizza l’analisi testuale. La cooperazione, d’altro canto, consente ai membri del team di ricerca di perseguire gli obiettivi specifici loro assegnati usando i servizi offerti dagli altri partecipanti e offrendo in cambio i propri. Il risultato finale è dunque un progetto più complesso nel quale più membri cooperano e collaborano riducendo drasticamente la mole di lavoro individuale e soprattuto le tempistiche del progetto stesso. L’approccio collaborativo e quello cooperativo non si escludono a vicenda, ma si integrano fra loro in quanto offrono strumenti usufruibili in maniera più ampia anche da progetti creati da terze parti.

L’approccio collaborativo e cooperativo ha giocato un ruolo fondamentale nella gestione dell’analisi del testo da esaminare. Attraverso una divisione del gruppo di lavoro in sottogruppi ai quali sono state assegnate precise sezioni da analizzare, infatti, è stata ottenuta una maggiore praticità nella comprensione totale del testo, in seguito dettagliatamente analizzato sotto vari aspetti, sezione per sezione. Esaminare individualmente una sezione consistente di testo comporterebbe il rischio di tralasciare aspetti fondamentali e ciò, naturalmente, rappresenterebbe la causa di un risultato finale non adeguatamente approfondito e lacunoso.

Nel caso del lavoro di gruppo, l’analisi testuale è assolutamente più proficua e particolareggiata, grazie in particolare alla molteplicità dei punti di vista dei membri che prendono parte al lavoro e interagiscono fra loro e soprattutto ad una condivisione degli strumenti di lavoro che consente di poter ottenere numerose varianti di un determinato aspetto della ricerca, quale per esempio, l’individuazione di un determinato riferimento storico e/o culturale dell’autore, l’etimologia di un termine, riferimenti relativi ad una diversa edizione critica, la ricerca di particolari composti, figure retoriche o metriche all’interno del testo.

L’articolazione del lavoro a distanza e in presenza

I primi incontri di PCTO si sono svolti tramite videoconferenze con la partecipazione del dott. Boschetti e dei suoi collaboratori al fine di introdurre e spiegare il progetto che ci veniva proposto.

Grazie alla loro disponibilità abbiamo concordato ulteriori incontri per chiarimenti e consigli sul lavoro che stavamo svolgendo; inoltre è stato possibile contattarli per qualsiasi dubbio avessimo.

Successivamente si sono svolte diverse videoconferenze grazie alle quali abbiamo potuto acquisire ulteriori informazioni specifiche e confrontarci. La sospensione delle lezioni in presenza a causa dell’epidemia COVID-19 e la successiva istituzione della Didattica a Distanza per tutte le discipline curriculari non ci ha trovati impreparati: conoscevamo già il sistema dal 2017 e possedevamo già gli account Hangouts-meet.

In due occasioni il dott. Boschetti è venuto a Siracusa dove sono stati organizzate due interessanti giornate di studio presso la sede del Liceo T. Gargallo, che ha visto la partecipazione, oltre di Enrico Medda (Università di Pisa)e Monica Centanni (Università IUAV di Venezia), anche di Antonella Candio (Università di Pisa), Fabio Nolfo (Università di Macerata / LMU München) e Beatrice Caputo (Università di Pisa). Il nostro lavoro sull’organizzazione degli eventi, la partecipazione di alcuni di noi come relatori e l’elaborazione delle locandine sono state esperienze che successivamente abbiamo messo a frutto per l’organizzazione di altri eventi della scuola.

Un gruppo di studenti della VA del liceo Gargallo